Il 2015 è stato l’anno più caldo di sempre

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Lo si sapeva da mesi, ma ora è ufficiale: il 2015 è stato l’anno più caldo della storia moderna. La National Aeronautics and Space Administration (NASA) e la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) che compiono il monitoraggio delle temperature sulla terraferma e negli oceani lo hanno confermato congiuntamente mercoledì 20 gennaio. Secondo la NOAA il 2015 ha superato di 0,9°C la media del XX secolo e di 0,16°C il picco del 2014, secondo la NASA il superamento è stato di 0,87°C rispetto alla media del XX secolo e di 0,13°C al di sopra del 2014. Il 2015 è di gran lunga l’anno più caldo della storia e nella graduatoria precede, nell’ordine, 2014, 2010, 2013, 2005, 2009 et 1998. Il mese di dicembre (con temperature sopra lo 0 al Polo Nord!) ha battuto tutti i record superando di 1,11° C la media del secolo scorso. Nove dei dodici mesi del 2015 hanno stabilito i record mensili di temperatura media: solo gennaio, febbraio e aprile fanno eccezione. Le anomalie termiche registrate un po’ in tutto il mondo sono da attribuire a El Niño, questo fenomeno naturale ciclico che si verifica periodicamente (fra i 3 e i 7 anni) e si caratterizza per un forte riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico equatoriale e un’inversione degli alisei: il combinato di questi due fenomeni, per il gioco delle correnti oceaniche e atmosferiche, genera sconvolgimenti meteorologici di grande ampiezza su scala globale. Il fenomeno in corso dovrebbe terminare in estate e ciò lascia prevedere che anche i primi mesi del 2016 saranno più caldi della norma. Bernie Sanders, candidato democratico alla Casa Bianca, ha commentato la notizia con un tweet:

Il dibattito è finito. Il cambiamento climatico è reale e causato dall’attività umana. Questo pianeta e la sua gente sono in difficoltà.

 

Fonte:  NOAA | NASA

 

Il misterioso calo dei rifiuti nei primi tre mesi del 2015

Nei primi mesi del 2015 la produzione rifiuti di alcune delle principali città italiane è in calo rispetto al 2014. Una prima analisi del fenomeno alla luce di una ripresa generale dei consumirifiuti

Analizzando i dati sulla produzione rifiuti nel primo trimestre del 2015, in alcune delle principali città italiane, si evince una diminuzione della produzione complessiva rispetto ai primi tre mesi del 2014. A Milano si è registrata la più corposa inversione di tendenza: a gennaio e febbraio il calo è stato del 5%, stabilizzandosi complessivamente nel primo trimestre a -4%. A Torino il calo nel trimestre è stato più contenuto, circa l’-1,6%, a fronte di un aumento dei rifiuti raccolti in maniera differenziata. Anche a Firenze è avvenuta la stessa cosa: -1,2% il calo della produzione complessiva 2015 rispetto al 2014, mentre quella dei soli rifiuti indifferenziati è scesa del 6,2%. Rimanendo sempre in Toscana, anche a Pisa si è registrato un calo della produzione, pari al-3,2%. Un po’ più a sud, a Perugia assistiamo ad una diminuzione ancora più consistente. Se nel primo trimestre del 2014 la produzione complessiva dei rifiuti era stata di 24.449 tonnellate, negli stessi mesi del 2015 si è scesi a 22.414, un calo di 2.035 tonnellate, pari all’8,3%.   Ancora più a sud invece spicca il dato di Bari dove la produzione complessiva è rimasta stabile, però anche qui si è verificato lo stesso fenomeno che ha visto calare i rifiuti indifferenziati a fronte di un aumento di quelli differenziati dovuto, nel caso specifico di Bari, ad una migliore e capillare raccolta della frazione organica. Il calo generalizzato della produzione dei rifiuti potrebbe significare due cose. La prima è che potrebbe essere un successo delle politiche di riduzione e prevenzione, la seconda, più verosimile è che la ripresa dei consumi non ci sia. Anche se i dati degli ultimi giorni, esemplificativo è quello relativo alle immatricolazioni auto degli ultimi quattro mesi aumentate del +16,2% sui primi mesi del 2014, darebbero l’immagine di un sistema Italia in ripresa. Proviamo ad osservare altri indicatori, per capire se è la stagnazione economica ad incidere sul calo della produzione dei rifiuti. Osservando i dati sui consumi petroliferi nazionali del primo trimestre di quest’anno, ci si accorge che il loro consumo è aumentato solo dello +0,2%. Dove i consumi di benzina sono diminuiti del -3,2% e quelli di diesel sono aumentati del 2,9%. Con il calo dei prezzi del petrolio di circa il -15% ci si poteva aspettare un aumento dei consumi almeno di qualche punto percentuale. Ma il leggero aumento dei consumi petroliferi, da imputare al basso prezzo del greggio, si è visto un po’ di più solo nel riscaldamento, infatti il consumo di Gpl per riscaldamento è aumentato del+14% mentre il consumo di Gasolio del +5,5%. Se al dato dei consumi petroliferi accostiamo anche quello dei consumi energetici, Terna ci dice che “la domanda di energia elettrica si è pressappoco attestata sui medesimi livelli rispetto ai volumi del corrispondente periodo dell’anno scorso; a parità di calendario la domanda è in leggero aumento (+0,2%). La stessa crescita di +0,2% si è avuta in termini congiunturali anche rispetto all’ultimo trimestre 2014”.

Veniamo infine all’indicatore forse più importante. Le vendite di cibo e prodotti di largo consumo (che comportano scarto di imballaggi) sono diminuite? Pare di no. Sentiamo l’Istat: con riferimento ai primi due mesi del 2015, l’indice grezzo registra una variazione positiva dello +0,7%rispetto allo stesso periodo del 2014; le vendite di prodotti alimentari segnano un aumento dell’+1,4%, quelle dei prodotti non alimentari dello +0,2%. Morale: può darsi che nei prossimi dati la discrepanza tra indice vendite dettaglio Istat e quantità dei rifiuti raccolti si risolva. Oppure si vedrà che l’aumento dello 0,7% è stato tutto assorbito da qualche minimo aumento dei prezzi e comunque in generale la gente ha speso un po’ di più, ma ha comprato cibo e cose di maggior valore quindi di minor peso e/o con minori sprechi.

Fonte: ecodallecitta.it

Il misterioso calo dei rifiuti nei primi tre mesi del 2015

rifiuti

Nei primi mesi del 2015 la produzione rifiuti di alcune delle principali città italiane è in calo rispetto al 2014. Una prima analisi del fenomeno alla luce di una ripresa generale dei consumi. Analizzando i dati sulla produzione rifiuti nel primo trimestre del 2015, in alcune delle principali città italiane, si evince una diminuzione della produzione complessiva rispetto ai primi tre mesi del 2014. A Milano si è registrata la più corposa inversione di tendenza: a gennaio e febbraio il calo è stato del 5%, stabilizzandosi complessivamente nel primo trimestre a -4%. A Torino il calo nel trimestre è stato più contenuto, circa l’-1,6%, a fronte di un aumento dei rifiuti raccolti in maniera differenziata. Anche a Firenze è avvenuta la stessa cosa: -1,2% il calo della produzione complessiva 2015 rispetto al 2014, mentre quella dei soli rifiuti indifferenziati è scesa del 6,2%. Rimanendo sempre in Toscana, anche a Pisa si è registrato un calo della produzione, pari al-3,2%.  Un po’ più a sud, a Perugia assistiamo ad una diminuzione ancora più consistente. Se nel primo trimestre del 2014 la produzione complessiva dei rifiuti era stata di 24.449 tonnellate, negli stessi mesi del 2015 si è scesi a 22.414, un calo di 2.035 tonnellate, pari all’8,3%. Ancora più a sud invece spicca il dato di Bari dove la produzione complessiva è rimasta stabile, però anche qui si è verificato lo stesso fenomeno che ha visto calare i rifiuti indifferenziati a fronte di un aumento di quelli differenziati dovuto, nel caso specifico di Bari, ad una migliore e capillare raccolta della frazione organica. Il calo generalizzato della produzione dei rifiuti potrebbe significare due cose. La prima è che potrebbe essere un successo delle politiche di riduzione e prevenzione, la seconda, più verosimile è che la ripresa dei consumi non ci sia. Anche se i dati degli ultimi giorni, esemplificativo è quello relativo alle immatricolazioni auto degli ultimi quattro mesi aumentate del +16,2% sui primi mesi del 2014, darebbero l’immagine di un sistema Italia in ripresa. Proviamo ad osservare altri indicatori, per capire se è la stagnazione economica ad incidere sul calo della produzione dei rifiuti. Osservando i dati sui consumi petroliferi nazionali del primo trimestre di quest’anno, ci si accorge che il loro consumo è aumentato solo dello +0,2%. Dove i consumi di benzina sono diminuiti del -3,2% e quelli di diesel sono aumentati del 2,9%. Con il calo dei prezzi del petrolio di circa il -15% ci si poteva aspettare un aumento dei consumi almeno di qualche punto percentuale. Ma il leggero aumento dei consumi petroliferi, da imputare al basso prezzo del greggio, si è visto un po’ di più solo nel riscaldamento, infatti il consumo di Gpl per riscaldamento è aumentato del+14% mentre il consumo di Gasolio del +5,5%. Se al dato dei consumi petroliferi accostiamo anche quello dei consumi energetici, Terna ci dice che “la domanda di energia elettrica si è pressappoco attestata sui medesimi livelli rispetto ai volumi del corrispondente periodo dell’anno scorso; a parità di calendario la domanda è in leggero aumento (+0,2%). La stessa crescita di +0,2% si è avuta in termini congiunturali anche rispetto all’ultimo trimestre 2014”. Veniamo infine all’indicatore forse più importante. Le vendite di cibo e prodotti di largo consumo (che comportano scarto di imballaggi) sono diminuite? Pare di no. Sentiamo l’Istat: con riferimento ai primi due mesi del 2015, l’indice grezzo registra una variazione positiva dello +0,7%rispetto allo stesso periodo del 2014; le vendite di prodotti alimentari segnano un aumento dell’+1,4%, quelle dei prodotti non alimentari dello +0,2%. Morale: può darsi che nei prossimi dati la discrepanza tra indice vendite dettaglio Istat e quantità dei rifiuti raccolti si risolva. Oppure si vedrà che l’aumento dello 0,7% è stato tutto assorbito da qualche minimo aumento dei prezzi e comunque in generale la gente ha speso un po’ di più, ma ha comprato cibo e cose di maggior valore quindi di minor peso e/o con minori sprechi.

Fonte: ecodallecitta.it

Costarica: un 2015 al 100% rinnovabile

L’annuncio viene dal SEN (Sistema Eléctrico Nacional): il Costarica ha iniziato (e proseguirà) il 2015 alimentato esclusivamente da fonti energetiche rinnovabili.energie_rinnovabili_costarica

Il SEN ha fornito i dati relativi ai mesi di gennaio, febbraio e marzo, secondo i quali il Costarica, paese sudamericano tra i più attenti all’ambiente, sta “funzionando” senza consumare più idrocarburi per la produzione di elettricità. Tra l’altro, le abbondanti piogge hanno consentito un efficiente funzionamento degli impianti idroelettrici. Seguono, nell’ordine, gli impianti geotermici, quelli eolici, quelli a biomasse e gli impianti che funzionano a energia solare, una matrice al 100% rinnovabile. E i dati forniti dai gestori del Grupo ICE offrono un quadro che dovrebbe confortare: le bollette sono calate con il passaggio alle rinnovabili. In Italia, così come in altri paesi legati a doppio filo al business degli idrocarburi, ci viene detto esattamente il contrario. In Costarica si parla di una riduzione delle tariffe del 15%. Già lo scorso anno nel rapporto del WWF il Costarica veniva citato come primo paese sudamericano per l’utilizzo di fonti di energia pulita e rinnovabile, obiettivo raggiunto grazie anche ad una diversificazione che ha consentito di raggiungere un elevato grado di efficienza e produzione. Secondo il rapporto del 2013 Rethinking Our Energy Future della Banca interamericana di sviluppo, il Costa Rica nel 2050 potrà esportare energia per 22 volte la propria domanda interna. Il Paese, che conta cinque milioni di abitanti, ha un tasso di elettrificazione del 99,4%, non ha esercito ed è considerata la nazione più felice al mondo. E in Italia? Innanti tutto siamo ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi del protocollo di Kyoto3. Ma abbiamo una delle forme di democrazia energetica più azzeccata, quella che parte dal basso. Un esempio è costituito da Retenergie: provare per credere. Retenergie ha creato un sistema che permetta la gestione autonoma dell’energia in tutte le sue componenti da parte dei cittadini, con un modello di partecipazione dal basso, attraverso scelte condivise e partecipate, senza imposizioni dall’alto, dalla produzione fino alla vendita.

Fonte: ilcambiamento.it

Mal’aria 2015: le 32 città più inquinate in Italia

E’ critica la situazione in Pianura padana, ma anche nelle grandi città del Centro Sud, a causa dell’elevato livello di inquinamento generato da polveri sottili e ozono responsabili di patologie e morti premature. Mal’aria 2015, il dossier di Legambiente sulla qualità dell’aria che respiriamo non porta buone notizie: alla fine di gennaio 2015 la situazione relativa all’inquinamento atmosferico è già fuori controllo. Dall’inizio dell’anno a oggi la soglia massima giornaliera consentita di PM10 è stata superata in 10 giorni in 32 capoluoghi. A guidare la classifica ci sono i principali centri urbani della Pianura padana, mentre Roma ha registrato 12 giorni di superamento e Napoli 11 giorni. Ma le città dall’aria più inquinata in questo inizio di 2015 sono state Parma e Frosinone con 20 giorni di superamento. Nel 2014 la campagna di Legambiente, Ti tengo d’occhio, aveva monitorato 88 capoluoghi e ben il 37 per cento, ovvero 33 città hanno superato il limite di 35 giorni oltre la soglia massima ammessa di PM10.

  1. Frosinone Frosinone scalo 20 giorni
  2. Parma Montebello 20 giorni
  3. Venezia Via Beccaria 19 giorni
  4. Padova Arcella 18 giorni
  5. Treviso Via Lancieri di Novara 18 giorni
  6. Vicenza Quartiere Italia 18 giorni
  7. Terni Le Grazie 17 giorni
  8. Asti Baussano 17 giorni
  9. Monza via Machiavelli 16 giorni
  10. Torino Rebaudengo 16 giorni
  11. Cremona via Fatebenefratelli 15 giorni
  12. Lodi S. Alberto 15 giorni
  13. Milano Pascal Città Studi 15 giorni
  14. Reggio Emilia Timavo 15 giorni
  15. Ferrara Isonzo 14 giorni
  16. Mantova Via Ariosto 14 giorni
  17. Pavia Piazza Minerva 14 giorni
  18. Rovigo Centro 14 giorni
  19. Verona VR – Borgo Milano (TU) giorni 13
  20. Piacenza Giordani – Farnese 13 giorni
  21. Ravenna Zalamella 13 giorni
  22. Alessandria Volta 12 giorni
  23. Brescia Villaggio Sereno 12 giorni
  24. Roma Preneste 12 giorni
  25. Benevento BN32 Via Floria 11 giorni
  26. Napoli NA09 Via Argine 11 giorni
  27. Bologna Porta San Felice 11 giorni
  28. Aosta Pepiniere 10 giorni
  29. Lucca Michletto 10 giorni
  30. Modena Giardini 10 giorni
  31. Rimini Flaminia 10 giorni
  32. Forlì-Cesena Roma 10 giorni

Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente ha detto:

E’ quanto mai evidente la necessità di un urgente e decisivo piano di intervento che vada finalmente ad incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento più volte annunciato ma ancora mai attivato a livello nazionale. Le cause si conoscono e le soluzioni ci sono, occorrono la volontà politica e gli strumenti per metterle in campo. Per ridurre le emissioni industriali occorre avviare la rapida approvazione delle Autorizzazione Integrate Ambientali per gli impianti nuovi ed esistenti e promuovere l’applicazione delle migliori tecnologie disponibili per ridurne gli impatti. Bisogna poi uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili puntando su fonti energetiche rinnovabili; investire nella riqualificazione energetica degli edifici per ridurne i consumi e migliorarne l’efficienza e l’isolamento termico, garantendo così una riduzione nelle emissioni dagli impianti di riscaldamento domestici e affrontare uno dei nodi principali: il trasporto a livello urbano ed extra urbano. Oggi l’Italia continua ad avere il record per numero di auto per abitante, 65 ogni 100 contro una media europea di 48 circa, con un tasso di motorizzazione addirittura in crescita negli ultimi anni, e il trasporto privato continua ad essere la modalità più diffusa per muoversi verso le città e al loro interno. Solo invertendo questa tendenza e garantendo un trasporto pubblico efficace e competitivo si possono restituire ai cittadini una migliore qualità dell’aria e della vita.

Ricordiamo che l’Italia ha il primato in Europa per morti premature causate dall’inquinamento da ozono. Il dato relativo al 2011 ci dice che nel nostro Paese sono morte 3400 persone mentre sono 64000 le vittime per morte causata da PM10 e dietro di noi la Germania. L’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha stimato che l’aria inquinata ha causato 400 mila morti premature che hanno pesato sui costi dei sistemi sanitari e ricordo che lo IARC ha chiaramente detto che l’inquinamento e sopratutto del particolato atmosferico è cancerogeno del gruppo 1.GERMANY-THEME-LIGHT-INDUSTRY-ENERGY-COAL

Fonte:  Legambiente

Mense scolastiche a Milano: da gennaio 2015 arrivano i piatti biodegradabili e compostabili

Pubblicata la gara d’appalto per sostituire 16 milioni di piatti di plastica, si inizia con le scuole primarie. Tra i requisiti materiale ricercato, tracciabilità, grado di compostabilità, sostenibilità e basso impatto ambientale per la produzione380709

Come già annunciato lo scorso marzo, la città di Milano è pronta per fare un nuovo deciso passo in avanti sulla strada della sostenibilità e lo farà nelle scuole, dove l’esempio per le nuove generazioni nell’uso di materiali che salvaguardino la salute del pianeta è determinante. Le stoviglie monouso in plastica saranno sostituite da quelle in materiale biodegradabile e compostabile.  Una scelta, quella di Milano Ristorazione, coerente con l’orientamento comunitario, nazionale e del Comune di Milano in tema di politiche ambientali finalizzate alla trasformazione dei rifiuti in risorse. Un impegno in linea con il Green Public Procurement che, tra l’altro, ha come obiettivo “… la ricerca e la scelta di soluzioni che abbiano il minor impatto possibile sull’ambiente nell’intero ciclo di vita di un prodotto”.
I prodotti monouso compostabili, non solo sono già risorsa, ma concorrono ad una miglior gestione dei rifiuti presso i punti di somministrazione dei pasti: i bambini infatti non dovranno più eliminare i residui di cibo dai piatti in plastica per separare correttamente i due rifiuti, ma con un solo gesto conferiranno nel sacco dell’umido entrambi.
Per Milano Ristorazione questi materiali contribuiranno anche al processo di ricostituzione della sostanza organica grazie ad una migliore qualità del compost. Milano Ristorazione, prima di indire la gara d’appalto, ha esplorato il tema, affidandosi alla competenza del prof. Walter Ganapini, esperto riconosciuto di politiche ambientali, affinché le caratteristiche del prodotto da ricercare fossero definite con cura e il risultato atteso più efficace. Sarà posta attenzione al tipo di materiale ricercato, alla sua tracciabilità, al grado di compostabilità, alla sostenibilità ambientale ed al minor impatto possibile per la sua produzione. La “rivoluzione” dei piatti compostabili partirà dalle scuole Primarie, la popolazione scolastica più numerosa; quando sarà a pieno regime in tutte le scuole servite da Milano Ristorazione, saranno 16 milioni all’anno (il numero di piatti necessari per le due portate servite)i piatti di plastica sostituiti da quelli biodegradabili e compostabili che, una volta usati, saranno destinati alla frazione umida della raccolta differenziata con un risparmio in produzione di circa 240.000 kg all’anno di plastica. Nell’anno di Expo 2015 saranno 46000 gli alunni delle Primarie coinvolti da questo cambiamento epocale, un primo passo al quale seguirà l’estensione a tutte le altre scuole di ogni ordine e grado.  Solo pochi giorni fa avevamo dato notizia di un’altra iniziativa scolastica virtuosa, ma per ora limitata ad alcune classi, elementari e poi medie, di un singolo Istituto Scolastico: l’IC Galvani che con la Primaria di via Casati e le Medie di via San Gregorio ha iniziato a sperimentare l’uso della gavetta (o schiscetta) al posto dei piatti usa e getta. Milano Ristorazione serve nella città 207 nidi d’infanzia, di cui 75 con cucina interna; più 443 refettori di cui 144 primarie, 178 scuole d’infanzia comunali, 27 scuole d’infanzia statali, 62 secondarie di I grado, 5 scuole private convenzionate con il Comune, 1 cliente terzo refrigerato, 18 servizi speciali, 3 servizi speciali privati, 2 cooperative sociali, 3 scuole private.

 

Fonte: ecodallecitta.it

È canadese il primo aereo di canapa: pronto a volare nel 2015

Derek Kesek sta realizzando il suo sogno. La gente rideva quando lui, ex proprietario di un ristorante biologico, annunciava che avrebbe volato con la canapa. Ora non si ride più, si impara.aereo_canapa

Una società canadese chiamata Hempearth, con sede a Waterloo (Ontario), ha firmato un contratto con un produttore di aerei della Florida per costruire un aeroplano fatto pressochè interamente di canapa, almeno per il 75%. Sarà il primo al mondo, annuncia il quotidiano The Star e sarà pronto per il suo primo volo già nel 2015. La canapa fungerà anche da carburante. La canapa appartiene alla famiglia della cannabinacee ed è una pianta dagli steli molto robusti. Viene usata per fare T-shirt, saponi, corde, olio e per uso alimentare; se ne sta riscoprendo l’utilizzo nella bioedilizia e ora servirà anche per gli aeroplani. Kesek è entusiasta ed è convinto che il suo aeroplano rappresenterà una rivoluzione, «come Steve Jobs con i cellulari» ha detto. «La canapa è una coltura sostenibile, non necessita di pesticidi o erbicidi per crescere, quindi l’apparecchio avrà un’impronta ambientale estremamente più contenuta rispetto ad un aereo standard» aggiunge Kesek. «Tutti mi dicevano che era impossibile, che non ce l’avrei mai fatta e io rispondevo: state a vedere. Ora tutti quelli che mi scoraggiavano vengono a vedere cosa sto facendo». Il Canada ha legalizzato le coltivazioni di canapa industriale già alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, ma in alcuni stati americani è ancora illegale, quindi tanti si riforniscono in Canada. La canapa viene spesso associata alla “cugina” marijuana e Kesek fin da subito ha voluto chiarire che non ha nulla a che fare con quell’ambito. «La mia società non si occupa affatto di marijuana, si occupa di canapa industriale». La realizzazione materiale dell’apparecchio verrà eseguita dalla Velocity Inc. americana, partendo da un progetto di mezzo milione di dollari. Sui prototipi è stato anche fatto un esperimento: alcuni addetti hanno provato a danneggiare un aereo in materiale convenzionale e uno in canapa e hanno visto che quello di canapa è ugualmente resistente, se non di più. La Velocity Inc. sta aspettando da Kesek la conferma che il progetto ha sufficienti finanziamenti per partire. L’ideatore conta di raccogliere il 30% di quanto necessario da finanziatori privati per poi avviare una raccolta fondi su internet con la forma del crowdfunding. Nel video che segue Kesek mostra come, oltre agli aerei, tante altre cose possano essere realizzate in canapa (oltre 25mila prodotti) comprese le chitarre.

Fonte: ilcambiamento.it

Canapa Italiana - Ieri, Oggi e Domani
Muzi Santina

Voto medio su 1 recensioni: Buono

€ 18

Conai, aumento del contributo ambientale per imballaggi in plastica e in vetro a partire dal 2015

Il Consiglio di Amministrazione del Conai ha deciso di aumentare il contributo ambientale per gli imballaggi in plastica dagli attuali 140 euro a tonnellata a 188 euro, a decorrere dal 1° gennaio 2015. Per il vetro si passerà dagli attuali 17,82 euro a tonnellata a 20,80379649

Come già comunicato in precedenza, l’aumento del contributo ambientale per gli imballaggi in plastica a 140 euro/ton dal 1° gennaio 2014 ha permesso solo di rallentare il peggioramento patrimoniale del Consorzio Corepla. Gli incrementi dei corrispettivi conseguenti alla stipula del nuovo accordo quadro Anci-Conai, che prevede un aumento dei corrispettivi unitari pari al 10,6% rispetto al 2013, lo sviluppo della raccolta differenziata soprattutto nel Sud del Paese con il conseguente aumento dei rifiuti di imballaggio in plastica ritirati e selezionati (+ 11% nel 2013) e il peggioramento del mix qualitativo stanno negativamente influendo sui risultati economici del Consorzio Corepla che ha registrato nel 2013 e così sarà nel 2014, rilevanti disavanzi.  Il Consiglio di Amministrazione del Conai, ha quindi deciso di aumentare il contributo ambientale per gli imballaggi in plastica dagli attuali 140 euro/ton a 188 euro/tona decorrere dal 1° gennaio 2015. L’aumento avrà effetto anche su alcune procedure forfettarie.  Per quanto concerne gli imballaggi in vetro stesso discorso ma cifre differenti. Il consorzio ha deciso di aumentare il contributo passando dagli attuali 17,82 euro/ton a 20,80 euro/ton a decorrere dal 1° gennaio 2015.  Conai fa sapere che “al fine di agevolare l’applicazione della nuova disciplina in materia di Contributo Ambientale, è a disposizione per ogni ulteriore informazione e chiarimento il Numero Verde 800-337799”.

Fonte: ecodallecittà.it

Solar impulse 2 nel 2015 volerà intorno al mondo senza soste e solo con il fotovoltaico

Il nuovo modello avrà un’autonomia energetica illimitata, permettendo il giro del pianeta in cinque giorni e mostrando cosa possono fare le energie rinnovabili.

Solar Impulse, l’aereo alimentato solo a energia fotovoltaica, è pronto per il prossimo grande balzo in avanti: il giro del mondo. Dopo aver realizzato, grazie ai sistemi di accumulo, il volo in notturna, aver attraversato il Mediterraneo e volato coast to coast negli USA,  ora l’aereo solare è stato reso più potente, efficiente, leggero e vivibile per il pilota per poter girare intorno al globo senza soste. I numeri di Solar Impulse 2 sono abbastanza impressionanti: 72 metri di apertura alare permetteranno di sostenere le 2,3 tonnellate del velivolo; 17000 celle solari (6000 in più del vecchio modello) provvederanno l’energia per i 4 motori ad elica; l’energia verrà immagazzinata in batterie ad alta densità di energia (260 Wh/kg). Le maggiori sfide riguardano però la vivibilità dell’aereo dal punto di vista del pilota, che al pari di un astronauta dovrà vivere in uno spazio di 3,8 m³ per i circa cinque giorni di durata del volo planetario. Il seggiolino reclinabile funziona anche da cuccetta e WC, permette di fare esercizi fisici ed è equipaggiato con paracadute e canotto. A disposizione provviste e acqua per una settimana, bombole di ossigeno e isolamento termico per sopportare le enormi escursioni termiche previste (da -40 a + 40 °C). «Non è il modo più semplice di volare intorno al mondo», ha scherzato Bertrand Piccard (1), durante la presentazione del progetto, «ma è probabilmente il modo più spettacolare per generare la consapevolezza di cosa si può fare con le energie rinnovabili». Questo aereo è cioè il simbolo di cosa può fare la ricerca quando persegue obiettivi di leggerezza e sostenibilità e non solo di velocità e potenza.Solar-Impulse-2

(1) Bertrand è il nipote di Auguste Piccard che raggiunse la stratosfera nel 1932 e il figlio di Jacques Piccard che scese nella fossa delle Marianne nel 1960

Fonte: ecoblog.it

Green Capital Award: cosa c’è da imparare dalle quattro finaliste 2015

Per avere una città mediterranea nella rosa delle Capitali verdi d’Europa bisognerà aspettare ancora un po’: dopo Stoccolma, Amburgo, la basca Vitoria, la bretone Nantes e Copenhagen, la sfida per il premio European Green Capital 2015 si gioca di tra Bristol, Bruxelles, Glasgow e Ljubljana. Ecco perché

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Per avere una città mediterranea nella rosa delle Capitali verdi d’Europa bisognerà aspettare ancora un po’: dopo StoccolmaAmburgo, la basca Vitoria, la bretone Nantes Copenhagen, la sfida per il premio European Green Capital Award 2015 si gioca di nuovo tutta fra città “fredde”: BristolBruxelles,Glasgow Lubiana. Il quartetto è stato selezionato sulla base dei 12 indicatori ambientali di riferimento: il contributo fornito alla lotta ai cambiamenti climatici, il trasporto locale, la quantità di verde urbano e l’attenzione al consumo del suolo; la biodiversità, la qualità dell’aria, lo stato dell’inquinamento acustico, la produzione e gestione dei rifiuti; il consumo d’acqua, le innovazioni tecnologiche ecosostenibili, la gestione delle questioni ambientali a livello di autorità locali e la performance energetica. Vediamo allora i punti di forza delle quattro finaliste.

Bristol (Inghilterra)

Il primo punto a favore la città inglese lo segna sul fronte della lotta al consumo di suolo: negli ultimi dieci anni le autorità locali hanno messo in piedi una strategia di salvaguardia del territorio solida ed efficace che ha portato ad avere il 94% delle nuove abitazioni in costruzione realizzato su terreni già compromessi e in attesa di bonifica: i cosiddetti brownfield. Percentuale ancora più alta per gli insediamenti industriali: 98%. Ottimi risultati anche sul piano della mobilità: la città sta mettendo a punto un’ordinanza che abbasserà limite di velocità a 20 miglia all’ora in tutte le aree residenziali (32 km all’ora) e sta investendo molto su mobilità ciclistica e ferroviaria.

Bruxelles (Belgio)

Il punto forte di Bruxelles è l’energia: in questi primi mesi dell’anno la città ha adottato un programma di obiettivi standard da raggiungere molto severo per limitare la quantità di emissioni inquinati, supportato da investimenti sostanziosi. Uno dei cavalli di battaglia di questa politica di efficientamento è il programma Exemplary Buildings: finanziato nel 2007 con 24 milioni di euro, oggi ne fa girare 460, con 1250 posti di lavoro. Il progetto serve a regolare gli standard energetici dei nuovi edifici, sia pubblici che privati, e nei primi due anni dalla nascita ha già permesso una riduzione di 13.000 tonnellate di CO2. Un risultato straordinario anche nel campo della riduzione dei rifiuti:la quota di produzione pro capite sarebbe calata drasticamente, addirittura il 20% dal 2000 ad oggi.

Glasgow (Scozia)

Glasgow non è certo nota per la sua anima verde: è la città più grande della Scozia e ha il carattere (e i colori) tipici delle città a forte vocazione industriale. Ma riserva delle sorprese notevoli. Prima di tutto per l’attenzione che dedica alla biodiversità e alla protezione delle aree verdi: il 22% del territorio comunale è stato dichiarato oasi protetta, e sottoposto a vincoli urbanistici severi. La Città ha dimostrato poi di saper trarre lezioni importanti dai momenti di crisi: il pesante alluvione del 2002 (in un giorno cadde la stessa quantità di acqua che la Città sopportava in un mese, e stiamo parlando della Scozia…) portò alla luce la necessità di avere un sistema di drenaggio all’avanguardia e che reggesse alle emergenze. Nacque così la Metropolitan Glasgow Strategic Drainage Partnership, un’agenzia che oggi è un vero faro nella gestione delle emergenze idrogeologiche.

Lubiana(Slovenia)
La capitale slovena ha molto da insegnare, e su diversi fronti. La gestione dell’acqua, l’attenzione per le energie rinnovabili e il teleriscaldamento, un piano serrato di riduzione delle emissioni di CO2 e soprattutto un ottimo piano per la mobilità urbana, che ha consentito di ridurre notevolmente il traffico automobilistico, e che entro il 2015 raggiungerà facilmente l’obiettivo che si era prefissata: meno 20% per gli spostamenti in auto. L’obiettivo finale, che secondo l’Unione Europea ha buone possibilità di riuscita, è l’equiparazione tra le tre voci principali del modal share: trasporto pubblico, automobili e biciclette. Inoltre il comune sta affrontando un importante rinnovamento del parco mezzi, che dovrebbe portare entro i prossimi due anni ad avere un 50% della flotta degli autobus alimentato a metano. Nei piani c’è anche una congestion charge, sul modello inglese. Lubiana è poi una delle città più verdi d’Europa: il Sentiero delle rimembranze, che attraversa diversi quartieri cittadini è lungo 33 km e conta oltre 7.000 alberi. La scelta della giuria sarà annunciata il 14 giugno, a Nantes, città che ha guadagnato il titolo per l’anno corrente.

scarica il report della Commissione Europea:

European Green Capital Award 2015

Fonte: eco dalle città