Patto dei Sindaci contro la CO2: l’adesione più alta è fra i comuni italiani

Oltre la metà delle cinquemila che aderiscono al Patto dei sindaci contro la CO2 sono italiane: il Joint Research Centre della Commissione europea fa il punto a cinque anni dal via dell’iniziativa, nata per andare oltre l’obiettivo di riduzione del 20% della CO2 previsto per il 2020375487

Città italiane leader in Europa nella lotta contro la CO2. Sicuramente sulla carta: costituiscono oltre la metà delle cinquemila che aderiscono al Patto dei sindaci, l’iniziativa partita in Europa nel 2008 con l’impegno di andare oltre l’obiettivo di riduzione del 20% della CO2 per il 2020 fissato dall’Ue e che si sta allargando anche all’Europa orientale, Sud del Mediterraneo, fino alla Nuova Zelanda. Dopo le italiane, un quarto delle città in campo contro i gas serra si trovano in Spagna (1.323), seguite con grande distacco dalla Francia (151). A fare un primo bilancio del Patto è il Joint Research Centre, il servizio scientifico interno della Commissione europea. Secondo i dati di marzo, sono 160,49 i milioni di europei che potranno beneficiare della messa a punto di misure salva-clima, da trasporti più sostenibili ad un maggiore uso di energia verde, fino ad edifici più efficienti nei consumi energetici. Una cifra che sale a 187,56 milioni considerando anche le città aderenti in Paesi extra Ue, come Buenos Aires e Kiev. Il 27% della popolazione coperta dal Patto dei sindaci vive nelle città superiori al milione di residenti. Le grandi capitali europee hanno tutte risposto all’appello, partendo da Londra, Berlino e Madrid, seguite da Roma, Parigi e Budapest, oltre a Milano e Napoli. Più del 30% della popolazione coinvolta vive invece in centri urbani fra i 100mila e 500mila abitanti, come Parma, che vuole creare un parco agricolo attorno alla città e un nuovo meccanismo di finanziamento per riqualificare energeticamente i condomini attraverso politiche urbanistiche virtuose, come spiega Michele Alinovi, assessore all’energia e urbanistica. Un altro 16% abita in piccoli centri sotto i 50mila abitanti, come Mantova. “Il problema in Italia sono i finanziamenti – afferma Mariella Maffini, assessore all’ambiente di Mantova – e noi speriamo di avere accesso ai fondi europei e della regione Lombardia. Intanto ad esempio puntiamo sull’illuminazione pubblica con i led”. “Considerando i piani d’azione delle città convalidati fino a marzo (1.100) dal Patto dei sindaci – spiega Alessandro Cerutti del Jrc – per il 2020 si stima un taglio a livello internazionale di circa 100 milioni di tonnellate di CO2, ma facendo una proiezione delle ricadute dell’intero progetto, si parla di una riduzione nel 2020 di circa 420 milioni di tonnellate di CO2, con un risparmio energetico medio pro capite di 1,17 MW/h”. Per l’Italia, al top delle adesioni, la ricaduta delle iniziative del Patto dei sindaci ha un peso in termini di riduzione di CO2 a livello nazionale: secondo i calcoli del Jrc, le emissioni conteggiate nei piani d’azione proposti dai sindaci, sommate alle proiezioni sulla base dei firmatari che non hanno ancora sottoposto il piano, secondo Cerutti “vanno a coprire quasi il totale delle quote di emissioni nazionali nei settori interessati”, come edifici, trasporti urbani, produzione di energia locale (incluse biomasse, biocarburanti, solare, geotermico).

Fonte: eco dalle città

AL VIA LA NUOVA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE

Firmato un decreto interministeriale. Obiettivi primari: riduzione dei costi energetici, pieno raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, maggiore sicurezza di approvvigionamento e sviluppo industriale del settore energia.

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Dopo ampia consultazione pubblica, il Ministro dello Sviluppo Economico delle Infrastrutture e dei Trasporti ed il Ministro dell’Ambiente hanno approvato tramite Decreto Interministeriale la Stategia Energetica Nazionale (SEN), presentata nel corso del Consiglio dei Ministri del 16/10/2012. La modernizzazione del settore energia rappresenta un elemento cardine per la crescita sostenibile del Paese. A oltre vent’anni dall’ultimo Piano Energetico Nazionale, questo documento di programmazione e indirizzo era molto atteso dal settore.

Rispetto al documento posto in consultazione ad ottobre, sono stati recepiti numerosi contributi. Tra i più rilevanti, si menzionano:

• Una maggiore esplicitazione delle strategie di lunghissimo periodo (fino al 2050), in coerenza con la Roadmap di decarbonizzazione europea, e delle scelte di fondo per la Ricerca e Sviluppo;

• Una quantificazione dei costi e benefici economici della strategia per il Sistema, in particolare per i settori elettrico e gas;
• Una definizione più precisa delle Infrastrutture Strategiche gas, con particolare riferimento al dimensionamento di nuovi impianti di stoccaggio e di rigassificazione, con garanzia di copertura costi in tariffa, necessari per garantire l’allineamento strutturale dei prezzi gas a quelli UE e a fare fronte alle accresciute esigenze di sicurezza delle forniture (in uno scenario geopolitico sempre più complesso);

• Una più precisa descrizione delle misure di accompagnamento alla cosiddetta grid parity delle Rinnovabili elettriche (segnatamente del Fotovoltaico), una volta terminato il sistema incentivante attuale;

• Una migliore definizione degli strumenti previsti per accelerare i miglioramenti nel campo dell’efficienza energetica (es. certificati bianchi, PA, standard obbligatori, certificazione);

• Una più chiara definizione dei possibili miglioramenti della governance del settore.

La realizzazione della strategia proposta consentirà un’evoluzione graduale ma significativa del sistema ed il superamento degli obiettivi europei «20-20-20», con i seguenti risultati attesi al 2020 (in ipotesi di crescita economica in linea con le ultime previsioni della Commissione Europea):

• Significativa riduzione dei costi energetici e progressivo allineamento dei prezzi all’ingrosso ai livelli europei. In particolare, è possibile un risparmio di circa 9 miliardi di euro l’anno sulla bolletta nazionale di elettricità e gas (pari oggi a circa 70 miliardi). Questo è il risultato di circa 4-5 miliardi l’anno di costi addizionali rispetto al 2012 (legati a incentivi a rinnovabili/efficienza energetica e a nuove infrastrutture), e circa 13,5 miliardi l’anno di risparmi includendo sia una riduzione dei prezzi e degli oneri impropri che oggi pesano sui prezzi (a parità di quotazioni internazionali delle commodities), sia una riduzione dei volumi (rispetto ad uno scenario di riferimento inerziale).
• Superamento di tutti gli obiettivi ambientali europei al 2020. Questi includono la riduzione delle emissioni di gas serra del 21% rispetto al 2005 (obiettivo europeo: 18%), riduzione del 24% dei consumi primari rispetto all’andamento inerziale (obiettivo europeo: 20%) e raggiungimento del 19-20% di incidenza dell’energia rinnovabile sui consumi finali lordi (obiettivo europeo: 17%). In particolare, ci si attende che le rinnovabili diventino la prima fonte nel settore elettrico al pari del gas con un’incidenza del 35-38%.

• Maggiore sicurezza, minore dipendenza di approvvigionamento e maggiore flessibilità del sistema. Si prevede una riduzione della fattura energetica estera di circa 14 miliardi di euro l’anno, con la riduzione dall’84 al 67% della dipendenza dall’estero. Ciò equivale a circa 1% di PIL addizionale e, ai valori attuali, sufficiente a riportare in attivo la bilancia dei pagamenti, dopo molti anni di passivo.

• Impatto positivo sulla crescita economica grazie ai circa 170-180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020, sia nella green e white economy (rinnovabili e efficienza energetica), sia nei settori tradizionali (reti elettriche e gas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi). Si tratta di investimenti privati, solo in parte supportati da incentivi, e con notevole impatto in termini di competitività e sostenibilità del sistema.

Per il raggiungimento di questi risultati la strategia si articola in sette priorità con specifiche misure concrete a supporto avviate o in corso di definizione:

  • promozione dell’Efficienza Energetica, strumento ideale per perseguire tutti gli obiettivi sopra menzionati e su cui il potenziale di miglioramento è ancora significativo;
  • promozione di un mercato del gas competitivo, integrato con l’Europa e con prezzi ad essa allineati, e con l’opportunità di diventare il principale Hub sud-europeo;
  • sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, per le quali intendiamo superare gli obiettivi europei, contenendo al contempo l’onere in bolletta;
  • sviluppo di un mercato elettrico pienamente integrato con quello europeo, efficiente (con prezzi competitivi con l’Europa) e con la graduale integrazione della produzione rinnovabile;
  • ristrutturazione del settore della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti, verso un assetto più sostenibile e con livelli europei di competitività e qualità del servizio;
  • sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi, con importanti benefici economici e di occupazione e nel rispetto dei più elevati standard internazionali in termini di sicurezza e tutela ambientale;
  • modernizzazione del sistema di governance del settore, con l’obiettivo di rendere più efficaci e più efficienti i nostro processi decisionali.

In aggiunta a queste priorità, soprattutto in ottica di più lungo periodo, il documento enfatizza l’importanza e propone azioni d’intervento per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico, funzionali in particolare allo sviluppo dell’efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e all’uso sostenibile di combustibili fossili.

Fonte: legislazione tecnica

Nell’efficienza energetica un tesoro da 250 mld

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L’Unione europea potrebbe risparmiare centina di miliardi l’anno riducendo il consumo di energia primaria del 35% rispetto ai livelli del 2005

L’efficienza energetica può davvero costituire la leva economica per risollevare un’Europa in crisi. Lo dimostra, dati alla mano, l’ultimo rapporto Ecofys, commissionato alla società da Friends of the Earth Europe e Climate Action Network. Secondo la relazione, il Vecchio Continente, semplicemente raggiungendo l’obiettivo di risparmio energetico impostatosi per il 2020 riuscirebbe, per quella stessa data, a risparmiare ben 200 miliardi di euro: una cifra pari quasi al Prodotto interno lordo della Danimarca. E altri 250 miliardi potrebbero essere evitati dai costi energetici annuali fino al 2030 se si riducesse il consumo di energia del 35% rispetto ai livelli del 2005.

“Questi risultati dovrebbero servire come campanello d’allarme”, spiegano le associazioni ambientaliste avvertendo che l’obiettivo non vincolante del pacchetto “20-20-20”, in tema di efficienza energetica, rischia oggi di non essere raggiunto entro i tempi stabiliti senza un supporto forte e ragionato da parte della Commissione Europea. Come spiega Brook Riley, attivista di Amici della Terra Europa “Un’azione dura per l’efficienza energetica produrrebbe notevoli risparmi finanziari equivalenti al PIL annuale della Danimarca, ma i governi non riescono ad abbracciare il risparmio energetico, nonostante i vantaggi economici in bolletta, la possibilità di creare nuovi posti di lavoro. L’UE ha bisogno di mettere velocemente il risparmio energetico al vertice delle sue priorità, fissando obiettivi vincolanti per il 2020 e il 2030″.

Fonte: rinnovabili.it