Oltre cinquecento soci in meno di un anno, di cui l’80% circa attivi nei turni cooperativi: sono i numeri che l’emporio sociale Camilla di Bologna ha saputo “guadagnarsi” insieme alla fiducia e alla stima di cittadini e comunità.

Tutti i grandi progetti hanno un tempo di germinazione che può sembrare lungo ma che è necessario affinché si realizzino e prendano forma. E l’emporio sociale Camilla è nato da un’idea che due anni fa era in embrione e che un gruppo di persone, che ci ha creduto fino in fondo, ha portato alla piena realizzazione.
Oggi l’emporio sociale e condiviso ha la sua sede a Bologna, in via Vincenzo Casciarolo 8/D.
«Camilla è una società cooperativa che nasce da due esperienze di consumo consapevole e autogestito: Campi Aperti e GAS Alchemilla, basate sulla partecipazione attiva e sulla relazione di fiducia tra chi produce e chi compra – spiegano i promotori – e su un sistema di garanzia partecipata che rispetta i valori della Carta dei principi ovvero l’autodeterminazione alimentare, l’economia di prossimità e il sostegno dell’agricoltura biologica contadina. Il progetto Camilla è uno spazio di libertà sottratto alle logiche del profitto a scapito delle persone e degli ambienti naturali. E’ un luogo dove far rinascere il valore delle parole abusate: benessere, sostenibilità, politica».
L’impegno per l’ambiente risulta essere il focus centrale per i soci; per esempio entrando nell’emporio, si nota l’impegno concreto e fortemente voluto per la riduzione e il recupero degli imballaggi.
«Abbiamo superato le cinquanta referenze di prodotti in vendita sfusi, senza imballaggi, sia alimentari che per la detergenza, inclusi i saponi solidi» proseguono i promotori. «E’ già possibile inoltre per i soci riportare i vuoti in vetro, che rendiamo poi ai produttori perché vengano riutilizzati, per i prodotti identificati in emporio con un bollino rosso visibile. Un impegno concreto per l’ambiente a cui siamo molto sensibili. Un altro aspetto fondamentale è come vengono scelti i prodotti. Vengono privilegiate filiere corte e locali tramite conoscenza diretta, ovvero tramite un Sistema di Garanzia Partecipata (SGP), che prevede la verifica della qualità dei produttori e del rispetto dei principi di Camilla a diretta cura di soci attivi e competenti.
Come funziona dunque Camilla?
«Diventi
socio-proprietario-gestore dell’emporio versando una quota di capitale sociale
di 125 euro (o suoi multipli) una tantum e offrendo 2,45 ore del tuo tempo ogni
mese per gestire l’emporio: aiuto magazzino, cassa, ordine e pulizia, dare
informazioni alle persone, rifornimento scaffali – spiegano ancora i promotori
– Siamo arrivati, appunto, a oggi a 504 soci che hanno versato il capitale
sociale della cooperativa e l’80% di loro sono attivi nei turni di gestione
dell’emporio».
L’emporio è divenuto quindi un luogo dove acquistare prodotti di qualità,
biologici e sostenibili, scelti direttamente dai soci. «E’ un luogo dove
incontrare persone motivate da uno spirito comune di partecipazione alla
creazione di un’economia locale e sociale innovativa e nata dal basso».
L’emporio è aperto 5 giorni su 7 e al mercoledì e al sabato anche al mattino.
Si trovano tantissimi prodotti a un prezzo giusto per chi compra e chi produce: cereali, cosmetici, detergenti per il bucato, detergenti per la casa e la persona, farine, alimenti freschi, legumi secchi, olio, passate di pomodoro, pasta, prodotti di carta per la casa, riso e riso integrale, vino, birre, caffè e succedanei.
Di recente si è anche svolta la festa di Camilla e Campi Aperti in Piazza VIII Agosto. La parola autogestione è stata la protagonista dell’evento con diversi attori che hanno portato la propria esperienza: il Movimento dei Pastori Sardi, il Movimento Sem Terra e la ong ESPLAR dal Brasile, le Transition Town di Totnes, Stefano Liberti oltre a Campi Aperti, Arvaia, MAG6 di Reggio Emilia, ARESS. Perché autogestione? «Perché altrimenti c’è dipendenza e quindi sfruttamento, senza una presa diretta di responsabilità da parte di chi è coinvolto nella cura dei beni – spiegano i promotori della realtà – E parlando di contadino come guardiano e custode del territorio, inteso non solo come terra ma come sistema complesso, la sua figura impone una tutela. Tuteliamo la sua libertà perché è nella libertà che nasce la sensibilità di sentire il legame con la natura e cooperare con lei in armonia coltivando cibo genuino. Camilla è un esempio di autogestione incredibile, dove tante variabili vengono messe in gioco per consentire una visione libertaria dell’economia».
Altre realtà simili stanno nascendo. Facciamo gli auguri a Mesa Noa Food Coop a Cagliari ed a OltreFood a Parma! Fonte: http://www.ilcambiamento.it/articoli/emporio-sociale-camilla-oltre-500-soci-in-meno-di-un-anno?idn=58&idx=29812&idlink=5