Ecco l’impianto solare più grande al mondo: dà corrente a 80mila rifugiati siriani

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Il più grande impianto solare mai costruito si trova in un campo profughi a Za’atari in Giordania. Ben 40mila pannelli fotovoltaici per rifornire di energia elettrica 80mila rifugiati. Quando le rinnovabili incontrano il sociale…

È stato inaugurato a novembre del 2017 il più grande impianto solare mai costruito. La centrale, costituita da ben 40mila pannelli fotovoltaici si trova nel campo profughi di Za’atari, in Giordania. Il progetto, che rifornisce di energia ben 80mila rifugiati siriani, è stato finanziato dal governo tedesco attraverso la KfW Development Bank che ha investito 15 milioni di euro per la realizzazione di un’opera che può produrre fino a 12,9 megawatt.

Ecco di che cosa si tratta.

L’impianto solare che nasce nel campo profughi

Nel campo rifugiati di Za’tari, i profughi siriani possono accedere all’energia elettrica grazie al più grande impianto solare mai costruito. Una centrale capace di ridurre le emissioni annuali di biossido di carbonio di 13 mila tonnellate all’anno. Un quantitativo pari a 30 mila barili di petrolio. Un modo per garantire un bene importantissimo a chi non ha più nulla. L’impianto solare, inoltre, garantisce un risparmio annuo di circa 5,5 milioni di dollari, che l’UNHCR, l’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, reinvestirà in assistenza umanitaria.

L’impianto solare

La centrale si trova alla periferia del campo di Za’atari ed è composta da 40 mila pannelli fotovoltaici disposti in file lunghe centinaia di metri. Un’area pari a circa 33 campi da calcio. Il merito del progetto, però, non è solo quello di aver rifornito di energia elettrica i rifugiati. Per la costruzione dell’impianto solare, infatti, sono state impiegate non solo persone che vivevano al di fuori del campo, ma anche 75 rifugiati siriani. Un’occasione per lavorare e acquisire competenze che, si spera, potranno essere adoperate nel prossimo futuro.

Gasem, 31enne siriano, afferma:

«Io e gli altri rifugiati siriani che hanno lavorato al progetto abbiamo tratto molti benefici da questa esperienza. Abbiamo sviluppato le nostre conoscenze e le nostre competenze tecniche e, personalmente, mi ha anche permesso di trovare un lavoro in un altro progetto legato al solare al di fuori del campo».

Il nuovo impianto solare fornirà energia elettrica per 12-14 ore al giorno, permettendo non solo di illuminare il centro, ma anche di migliorare la conservazione dei cibi e accedere a standard di igiene più accettabili. La situazione precedente era molto difficile. A causa degli alti costi di produzione dell’energia, la disponibilità di corrente era limitata a sole 6 massimo 8 ore dopo il tramonto. La centrale è stata inoltre collegata alla rete nazionale della Giordania. L’energia prodotta e inutilizzata, quindi, sarà reimmessa nella rete per supportare il fabbisogno energetico della comunità locale.

Riduzione delle emissioni e assistenza umanitaria

La creazione dell’impianto solare nel campo profughi di Za’atari ha permesso alla Giordania di ridurre di 13 mila tonnellate all’anno le emissioni di biossido di carbonio. L’enorme risparmio economico che ne deriva sarà reinvestito nell’ulteriore assistenza umanitaria dei circa 650mila rifugiati siriani registrati nel paese.
La centrale non è l’unico esempio di come le rinnovabili possano svolgere anche una funzione sociale. Ricordiamo ad esempio il progetto del Perù di qualche anno fa, finalizzato a garantire l’accesso gratuito all’elettricità agli oltre due milioni di abitanti più poveri.

Fonte: ambientebio.it

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