Clima, per i militari NATO la lotta ai cambiamenti climatici è per la sicurezza nazionale

Un nuovo rapporto dello U.S. Center for Naval Analyses e del Royal United Services Institute, due degli alleati NATO, raccomanda di mettere più impegno nella lotta al riscaldamento globale di garantire forniture affidabili di combustibili fossili.

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Secondo The climate and energy nexus studio redatto dal Center for Naval Analyses e dal Royal United Service Institute è necessario impegnarsi seriamente nella lotta ai cambiamenti climatici, intervenendo efficacemente sulla riduzione delle emissioni di CO2 poiché se il clima cambia vi è in pericolo anche la stessa sicurezza nazionale. Il primo passo da fare, spiegano gli studiosi militari è ridurre il consumo di carburanti fossili e di gas di scisto e correggere sopratutto la mentalità tipica americana che punta alla totale indipendenza energetica. Anzi, la definiscono proprio:

fixation on winning energy independence

fissazione dell’autonomia energetica attraverso l’estrazione di petrolio e gas è sostanzialmente errata. Secondo i militari l’unica soluzione possibile è da ricercarsi nell’efficienza energetica e energie rinnovabili o biocarburanti adatti a sostituire il petrolio. Nonostante le forniture costanti previste con l’attuale sistema di fratturazione idraulica o fracking e estrazione di gas scisto: l’aumento della produzione nazionale di petrolio e gas naturale non è una panacea per la sicurezza energetica del Paese. Il linguaggio è schietto e non sono lesinate critiche ai politici e ai legislatori americani che si rifiutano di accettare le sostanziose prove scientifiche a carico alla nocività delle emissioni di CO2 che già stanno causando il riscaldamento globale. Critiche anche per il rifiuto a intraprendere azioni corrette che se intraprese per tempo potrebbero scongiurare i peggiori effetti. Il rapporto americano-britannico guarda soprattutto l’altro lato della medaglia ossia ai rischi presentati dalla combustione di combustibili fossili, non importa da dove vengono. Peraltro sono riconosciuti i problemi causati dalla dipendenza occidentale dal petrolio importato, soprattutto dalle parti instabili del mondo. Ma il nuovo rapporto dice che ancora più importante è la necessità impellente di smettere di usare i combustibili fossili, dal momento che la costante aggiunta di anidride carbonica in atmosfera inizia a causare imminenti pericoli per la sicurezza nazionale. Attualmente gli Stati Uniti importano appena il 20 per cento del petrolio dal Medio Oriente; la percentuale più bassa da quattro decenni, ma la dipendenza dalla fonti fossili non è scongiurata poiché, come è scritto nel rapporto: Anche le fonti interne di petrolio e gas non liberano gli Stati Uniti dai rischi di un eccesso di dipendenza, perché i prezzi di questi prodotti saranno determinati dai mercati globali. Il rapporto infine fa notare che i cambiamenti climatici potrebbero innescare nuovi conflitti per la gestione delle risorse naturali: Tuttavia, dato che si prevedono condizioni climatiche senza precedenti queste potrebbero mettere in pericolo la distribuzione stessa delle risorse e conflitti umani emergono come rischio di portata incerta e sensibili al grado di riscaldamento.

Fonte:  Inside Climate

 

One thought on “Clima, per i militari NATO la lotta ai cambiamenti climatici è per la sicurezza nazionale

  1. “…secondo i militari l’unica soluzione possibile è da ricercarsi nell’efficienza energetica e energie rinnovabili…”.

    Si saranno associati a Greenpeace? O sono solo più furbi della media?

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