Silvia Ricci
Per produrre 1 kg di tessuto di cotone si usano 700 litri di acqua (coltivazione esclusa).
Il consumo annuale di acqua della catena di produzione di una grande marca equivale a prosciugare 2000 laghi di piccole dimensioni. Per produrre 1 kg di tessile si producono un 50% di rifiuti vari. Le acque di lavorazione industriali, che in alcuni paesi non vengono neanche trattate, contengono ancora il 65% delle sostanze chimiche impiegate per il cotone e il 55%per le fibre sintetiche. Le sostanze chimiche impiegate per 1 kg di cotone vanno dai 345 ai 1050 grammi, per le fibre sintetiche si va dai 110 agli 829 grammi. Questi dati, che si trovano insieme ad altri, in un video sul sito di Bluesign Technologies inducono a considerare il mondo della produzione tessile come un “buco nero” insondabile. Da qui la necessità, soprattutto per i grandi marchi della moda che producono globalmente, di aderire ad un parternariato tecnico come quello offerto da Bluesign Technologies, società svizzera che mette a disposizione delle aziende che operano nel comparto tessile strumenti e soluzioni costantemente aggiornati ed innovativi. Tali supporti resi accessibili online permettono di individuare una vasta gamma di materiali completamente sostenibili e di sviluppare processi produttivi drasticamente meno impattanti a livello di inquinamento, emissioni e consumo di acqua ed energia. Nike il più grande produttore di abbigliamento sportivo ha annunciato lo scorso marzo di aver siglato un accordo di partnership strategica con BT per eliminare tutte le sostanze chimiche dannose dalla propria produzione e introdurre nuovi materiali innovativi più sostenibili.
Nike si mette in così in condizione di poter rispettare gli impegni assunti nel 2011, soprattutto a seguito delle accuse contenute nel rapporto ‘Detox‘ di Greenpeace rivolte a diversi marchi del mondo della moda anche prima della data del 2020 annunciata come termine massimo.
Fonte: eco dalle città