Per innescare gli effetti benefici sul controllo degli indici glicemici è sufficiente la quantità di aceto che si utilizza per condire l’insalata 
Condimento fra i più impiegati nella dieta mediterranea, anche se subordinato all’olio d’oliva, l’aceto è utilizzato da sempre anche a scopo medicinale. Si dice che sia antitumorale e che abbia il potere di attaccare le riserve di grasso nelle persone in sovrappeso, ma sui due argomenti le conferme della comunità scientifica internazionale non sono ancora sufficienti per assumere il potere “terapeutico” come un dato di fatto. Ben diverso è il discorso se si parla di glicemia. Sull’ultimo numero di Diabetes Metabolism Journal è stato pubblicato uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Seul che ha dimostrato come gli animali che in laboratorio vengono sottoposti a diete ad alto contenuto di grassi abbiano meno problemi a livello pancreatico se nella loro dieta viene assunto l’aceto. Gli effetti negativi che i grassi hanno sulle cellule beta del pancreas – quelle che secernono insulina quando aumentano i livelli di glucosio nel sangue – vengono ridotti se nella propria dieta viene introdotto l’aceto. L’aceto (balsamico, di vino, frutta o riso) ha, dunque, un potere preventivo nei confronti del diabete, poiché le cellule che producono insulina vengono “protette” dai rischi connessi a una dieta ricca di grassi. La ricerca ha scoperto che l’ingrediente attivo è l’acido acetico, ma non ha ancora chiarito quali siano i meccanismi del fenomeno. Attualmente l’ipotesi più plausibile è che l’acido acetico rallenti lo svuotamento dello stomaco e inibisca l’attività degli enzimi digestivi dell’intestino tenue, limitando la digestione dell’amido e, conseguentemente, l’assorbimento del glucosio. La buona notizia è che per innescare questi benefici è sufficiente la quantità che viene utilizzata normalmente per condire l’insalata. Gli antichi Romani avevano già capito tutto…
Fonte: Corriere della Sera
utilissime news, grazie!