8.2.a.Le ESCo in Italia

I risparmi energetici certificati nell’ambito dei titoli di efficienza energetica alla fine di maggio 2011 (primi sei anni di operatività del meccanismo) sono stati pari a 9,6 Mtep39; di questi, ben l’80% è stato generato dall’intervento di una ESCo40. Questo dato sottolinea il ruolo di primo piano che le ESCo assumono nell’adozione di nuove e più moderne tecnologie per il Paese.

Il mercato delle ESCo conta oltre 1.900 aziende, anche se di queste solo il 16% ha presentato progetti nell’ambito del meccanismo dei titoli di efficienza energetica. Nel 2010 il volume d’affari è stato di oltre 3,5 miliardi di euro, mentre nel 2011 ha raggiunto i 4,2 miliardi. Il trend in ascesa prospetta l’aumento di opportunità professionali qualificate.

Il contributo percentuale fornito dagli interventi sugli usi elettrici nel settore civile (sostituzione di lampadine ed elettrodomestici con modelli a basso consumo, ecc.) tende a ridursi, scendendo sotto il livello registrato nel secondo anno. Rimangono invece stabili rispetto agli anni passati i contributi legati a produzione e distribuzione di energia in ambito civile (sistemi di cogenerazione e teleriscaldamento), interventi sugli usi termici nel medesimo settore (installazione di dispositivi per la riduzione dei consumi idrici, sostituzione di caldaie e scaldabagno con modelli ad alto rendimento, interventi sull’involucro edilizio, ecc.) e illuminazione pubblica, pari rispettivamente al 2%, 22% e 3% del totale.

Analizzando in dettaglio i soli risparmi energetici certificati nel corso dell’anno d’obbligo 2010, si evidenzia come i miglioramenti di efficienza energetica nel settore industriale siano arrivati a rappresentare la quota maggiore: il 29% nel periodo giugno-dicembre 2010 e il 40% nel periodo gennaio – maggio 2011 (dati presentati nel primo e nel secondo rapporto statistico intermedio relativo all’anno d’obbligo 2010).

Figura 8.20: Ripartizione dei titoli di efficienza nei settori di intervento

8.20

39 Fonte: Sesto Rapporto Annuale AEEG

40 Fonte: Convegno “Energia da consumo a servizio. Modelli e Opportunità di Business per le ESCo nel sistema Italia”, ICIM, Milano 28 marzo 2012

 

 

Le barriere e opzioni per il loro superamento

Uno studio realizzato da ENEA in collaborazione con FIRE ha permesso di identificare le principali barriere che si frappongono allo sviluppo del mercato delle ESCo in Italia. Queste possono essere suddivise in tre gruppi: finanziarie, istituzionali e organizzative.

– Barriere finanziarie

a). Molte amministrazioni pagano in ritardo le rate previste, rendendo l’intervento delle ESCo difficile anche in una logica di semplice manutenzione e gestione. Finanziare gli interventi di efficientamento energetico da parte delle ESCo diventa in queste condizioni difficile se non impossibile.

L’introduzione di provvedimenti per ovviare ai ritardi dei pagamenti, come la fissazione di limiti massimi di legge per effettuarli, può aiutare in qualche caso. Avendo la crisi accentuato il fenomeno, e non solo fra le società pubbliche, una possibile risposta efficace potrebbe essere il ricorso a un fondo di garanzia o a un fondo assicurativo dedicato alla copertura di questo tipo di problematiche, che consenta alle banche di produrre anticipi fattura anche su periodi lunghi a condizioni di mercato accettabili.

b). Le ESCo italiane sono deboli finanziariamente (capitalizzazione insufficiente, giro di affari insufficiente, etc.) per poter operare attraverso il finanziamento tramite terzi e la garanzia delle prestazioni.

 

Una possibile soluzione per il superamento di questa barriera potrebbe essere la creazione di un fondo di garanzia per le ESCo, soprattutto per quelle aziende che fanno contratti di servizi energetici con le pubbliche amministrazioni e che hanno un più elevato rischio finanziario di non ricevere entro i termini pattuiti i pagamenti come previsto da contratto, rischiando non solo di non incassare, ma di andare incontro a forti interessi passivi. Se le amministrazioni pubbliche in questione non dovessero pagare entro i termini stabiliti, il fondo potrebbe “scattare” per coprire, almeno in parte, le perdite della ESCo.

– Barriere istituzionali

a). Alcuni interventi sono gravati da ostacoli burocratici (autorizzazioni alla costruzione e all’esercizio, allacciamenti alle reti energetiche, vincoli sulle emissioni, etc.) che costituiscono un costo fisso senza portare a reali vantaggi e tutele per la cittadinanza e lo Stato.

 

Le possibili soluzioni per superare tali ostacoli possono riguardare una semplificazione e modifica del quadro legislativo, ma anche la creazione e diffusione di guide e modelli standardizzati di contratti tipo che potrebbero alleggerire la burocrazia – e soprattutto la tempistica – del caso considerato, oltre a rendere più facile la scrittura di un bando e la conseguente partecipazione di società di servizi energetici presenti nel mercato. Il D.Lgs. 115/2008 all’allegato II (previsto dall’articolo 16, comma 4) cerca di facilitare in parte il superamento di questa barriera del mercato: l’allegato può essere considerato come uno dei tentativi più riusciti di creare una standardizzazione del modello contrattuale (il Contratto Servizio Energia e Contratto Servizio Energia Plus, appunto).

b). Il D.Lgs. 115/2008 prevede una durata massima dei contratti di 10 anni, altrimenti si entra nella fattispecie della concessione. Poiché gli edifici non dispongono di diagnosi affidabili, questa durata non è spesso sufficiente, specie in caso di interventi integrati.  Trattandosi di un problema relativo all’applicazione del contratto servizio energia plus, potrebbe essere superato ricorrendo ad altre forme di appalto.

c). Le risorse interne alla P.A./soggetto privato sono spesso non sufficientemente formate o non sufficienti per gestire gare sul servizio energia.

Per il superamento di questa criticità è essenziale un ruolo dello Stato finalizzato a supportare lo sviluppo di un’amministrazione pubblica più attiva, più formata e informata, in grado di comunicare di più e meglio all’esterno le proprie necessità, eventualmente agevolato con strumenti finanziari ad hoc, oltreché attraverso un uso oculato ed efficiente dei fondi strutturali.

d). Il coinvolgimento dei dipendenti nella gestione degli edifici potrebbe portare benefici sui consumi e ridurre il rischio di contenziosi. Si tratta però di programmi poco testati e che potrebbero richiedere modifiche sulle regole del rapporto di lavoro.

 

Le campagne informative e formative in questo caso potrebbero essere utilizzate per coinvolgere i dipendenti e fare in modo che si crei una “coscienza – conoscenza – cultura energetica” che manca sia nei cittadini che a livello di pubblica amministrazione.

 

– Barriere organizzative

a). Per garantire i risultati dell’intervento sarebbe necessario valutare degli eventuali fattori correttivi rispetto alla situazione di partenza; la misura e la documentazione delle caratteristiche climatiche e del comportamento degli occupanti possono però risultare complesse e costose.

b). Interventi che coinvolgono entrambe le parti richiedono un periodo iniziale di sperimentazione e di messa a punto sia della strumentazione che delle procedure e di gestione delle non conformità. Non sempre ci sono risorse per superare queste difficoltà o manca l’interesse e la cura da parte dell’amministrazione pubblica/soggetto privato.

La pubblica amministrazione in questo caso potrebbe svolgere un ruolo di promozione dell’utilizzo di diagnosi energetiche all’interno delle proprie strutture. Un aspetto fondamentale nel caso di finanziamento di programmi di diagnosi energetiche è che queste siano finalizzate a obiettivi precisi, come ad esempio la riqualificazione dell’impianto termico o dell’involucro edilizio, e basate su regole condivise (norme UNI TR 11428 e EN 16247). Il rischio è altrimenti quello di trovarsi con diagnosi poco adatte per costituire la base della costruzione di gare di appalto.

Fonte:ENEA

 

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